Stupro di gruppo ad Ostia, arrestato dopo 12 anni il capobranco: sette anni di carcere al 61enne #adessonews

La polizia di Ostia ha messo la parola fine a una brutta storia di degrado e violenza avvenuta dodici anni fa nella pineta delle Acque Rosse, nella riserva naturale del litorale: gli agenti del X distretto Lido hanno trovato e arrestato C.C., 61 anni, romeno pluri pregiudicato, il principale responsabile di uno stupro di gruppo avvenuto nel 2012 nella pineta di Ostia nella zona di Acque Rosse, a pochi metri da via delle Baleniere, il cuore dello shopping di Ostia.

Da anni C.C. si era reso irreperibile: per tutto il tempo del processo non si è fatto più vedere in giro a Ostia. Condannato in via definitiva a 7 anni e 11 mesi, la sentenza è diventata esecutiva a metà settembre: gli agenti di polizia lo hanno cercato per portarlo in carcere, setacciando per una settimana tutta la pineta; alla fine lo hanno trovato mentre si nascondeva in un’abitazione in via Canale della Lingua a Ostia, distante alcuni km dalla pineta delle Acque Rosse.

I fatti risalgono a dodici anni fa: C.C. si trovava in pineta insieme a due connazionali con cui condivideva una baracca di fortuna seminascosta nel sottobosco. Non hanno una residenza fissa, e vivono di lavori saltuari. All’improvviso vedono da lontano una donna polacca, anche lei sistemata dentro una baracca in pineta. I tre romeni hanno bevuto e sono alticci, vola qualche parola grossa e un battibecco, ma i tre uomini sono violenti e perdono la ragione.

È C.C. a passare all’attacco: si avvicina alla donna, la afferra per i capelli, le sferra un pugno sul naso e la trascina sanguinante in mezzo ai cespugli della pineta, fino a raggiungere la baracca dove ad aspettarlo ci sono gli altri due aguzzini. La donna è stordita, perde sangue dal naso ma è cosciente. Però è inerme di fronte alla violenza dei tre rumeni, tutti di mezza età e ubriachi. I tre violentano la donna ripetutamente, a turno, senza pietà, indisturbati perché nell’area delle Acque Rosse la pineta è isolata e nessuno può sentire le urla della vittima.

A intervenire è una volante della polizia che passa in quel momento per i controlli su strada. Gli agenti sentono le urla e arrestano i tre in fragranza di reato: violenza sessuale di gruppo e sequestro di persona. I tre vengono denunciati e affrontano il processo. Tutti vengono condannati e C.C. a sette anni e 11 mesi. A metà settembre la sua condanna diventa definitiva e scatta l’ordine di carcerazione: i due amici di C.C. sono in carcere già da tempo ma la condanna di C.C., ritenuto il capobranco, è arrivata per ultima e il 61enne si nasconde da tempo. Ma quando a metà settembre arriva la sentenza definitiva e la condanna diventa esecutiva gli agenti di polizia lo trovano in un locale in via del Canale della Lingua, vicino via Cristoforo Colombo, nella pineta di Castelfusano. Adesso C.C. è in carcere a Rebibbia.